Linea Messina - Catania - Siracusa

Odissea in una notte di mezza estate. Un incubo per alcune decine di persone che per andare da Messina a Catania hanno impiegato oltre tre ore, dopo un'attesa di un'altra ora... in mezzo alla strada e in piena notte. Ennesimo regalino delle Ferrovie dello Stato che qui al Sud, ormai è abbondantemente assodato, trattano le persone come animali in un carro bestiame, appunto. La vicenda in questione riguarda la tratta, dicevamo, Messina-Catania per cui le Ferrovie mettono a disposizione un bus e non un treno. Problemi di costi, logistica, ecc. questioni che agli utenti poco o nulla interessano. Ma il servizio, a quanto pare, fa acqua da tutte le parti.
Il bus in partenza alle 0,30 da piazza Stazione a Messina, ieri è partito con un'ora di ritardo, per arrivare a Catania alle 4,30. Cosa è successo? Che il mezzo in arrivo (non si sa da dove), diretto a Messina per prelevare i viaggiatori di piazza Stazione alle 0,30, non è arrivato. Al posto di questo, dopo un'ora, ne è spuntato un altro preso a noleggio. Perché Rfi in questi casi corre ai ripari rivolgendosi, così pare, a una ditta con sede a Tindari. Azienda che ovviamente ci mette del tempo per fornire il bus di riserva. Comunque all'indomani si scoprirà che vi è stato un guasto tecnico in partenza da Messina. Ma questo resta un dettaglio di poco conto. È il sistema nella sua globalità che proprio non funziona. Ma tornando al punto, di ciò che è successo dopo le 0,30 i viaggiatori sono rimasti all'oscuro. E quando trascorrono i minuti a vuoto mentre nella piazza deserta (a parte qualche povero barbone e un paio di parcheggiatori abusivi) non vi è più anima viva, qualcuno del gruppo giustamente inizia a chiedersi perché non c'è ancora nessun bus all'orizzonte.
E allora parte una piccola spedizione di viaggiatori che depositano le valige sul marciapiede per dirigersi all'interno della Stazione nella speranza di capire che fine faranno. Qui trovano un'impiegata allo sportello che però non ha la minima idea del perché quel bus ancora non sia arrivato. L'addetta delle Ferrovie allora tenta di contattare qualcuno, mettendosi al telefono, ma i numeri evidentemente squillano a vuoto. Del bus non vi è traccia. Il suo destino resta avvolto nel mistero, fino all'arrivo del mezzo di "soccorso" giunto da Tindari con alla guida l'autista Michele Majolino, che parte alla volta di Catania per giungervi intorno alle 4,30.
All'indomani della tremenda nottata trascorsa prima per strada, poi su un pullman, c'è chi legittimamente pretende conto e ragione del disservizio. Le Ferrovie sostengono di assumersi tutte le responsabilità; che si tratta di un normale incidente di percorso perché il guasto tecnico può certamente capitare e che vi sono le normali procedure di reclamo cui appellarsi per ottenere l'eventuale risarcimento. Giusto, non fa una piega. Ma quello che appare inaccettabile è che questi disservizi siano frequenti. Che è assurdo pensare di sostituire un mezzo noleggiandone un altro proveniente da Tindari. Che i viaggiatori vanno trattati coi guanti e non abbandonati a se stessi, a maggior ragione se in piena notte. Che è doverosa una forma di assistenza che dica loro perché quel bus non è lì in piazza Stazione pronto a partire all'orario stabilito e, in caso di eventuali impedimenti di qualunque genere, quando arriverà l'altro mezzo e a che ora partirà. Perché francamente, dopo una nottata di queste, se ti rimborseranno il biglietto Messina-Catania quale "giusto risarcimento" paradossalmente verrebbe da fare il diavolo a quattro.
La verità è che in questi casi non bastano neppure le scuse (che nessuno comunque ha fatto) per far sbollire quella frustrante rabbia intrisa di consapevolezza che per le Fs il Sud non è strategico. Pur pagando le tasse al pari dei cittadini del Nord Italia, dove tutto funziona e guai se non fosse così. Ma la colpa è tutta nostra che puntualmente andiamo a votare chi è incapace di rappresentarci.