Treni in pellicola
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Re: Treni in pellicola
come no!! Il mitico Pietro germi...."Il ferroviere" si vedono delle scene molto molto interessanti....
Caimano- Data d'iscrizione : 01.09.11
Re: Treni in pellicola
Peccato che non hanno filmato l'inzio....ci saranno state almeno 4 locomotive di quelle toste americane!!!
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni in pellicola
OT nel 94 avevo letto un articolo in cui i convogli statunitensi sono normalmente composte da tre loco diesel in testa, anche se di compagnie ferroviarie diverse, e se succede qualche guasto in linea devono pensarci i macchinisti a risolverloGualtiero ha scritto:....ci saranno state almeno 4 locomotive di quelle toste americane!!!
Re: Treni in pellicola
okkio.. nelle stessa pagina vi e'un secondo video dove si vedono le locomotive!!!! e sono ben quattro
freccia del sud- Data d'iscrizione : 10.01.11
Re: Treni in pellicola
freccia del sud ha scritto:okkio.. nelle stessa pagina vi e'un secondo video dove si vedono le locomotive!!!! e sono ben quattro
Ho Indovinato!!!!!!!!!
Sto imparando sto imparando....
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Hugo Cabret, il film di Martin scorsese in uscita nelle sale italiane
Fonte: Il Sole 24 Ore - [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]
Un uomo si nasconde dietro il successo del l'ultimo film di Martin Scorsese, Hugo Cabret, in uscita a febbraio in Italia. Un uomo che a modo suo ripercorre le sorti del piccolo protagonista, invisibile orologiaio tra i labirinti di uno dei luoghi più straordinari di Parigi. Ma per scoprire l'identità di questo misterioso personaggio bisogna arrivare alla fine dei titoli di coda. Una piccola ingiustizia, perché Clive Lamming, 73 anni, massimo storico delle ferrovie francesi, collezionista appassionato di fotografia, autore di un'imponente bibliografia che si è appena arricchita dello splendido volume Paris au temps de gares. Grandes et petites histories d'une capitale ferroviaire (Parigramme, pagine 160, € 25,00) è la "chiave segreta" – chi vedrà il film capirà – che ha permesso al regista di immaginare il personaggio più originale e seducente dell'intero cast: una stazione parigina del 1929. Una creatura fantastica, nella complessità scenografica, storica e umana del suo meccanismo.
«Eppure per sognare e far sognare bisogna conoscere la realtà in ogni dettaglio – ricorda Clive Lamming in un'intervista al nostro giornale –. Per essere surrealisti, insomma, bisogna essere esatti». E chi meglio di Lamming, madre francese, interprete del generale De Gaulle a Londra durante la Seconda guerra mondiale, e padre inglese, «assolutamente pacifista», poteva riunire precisione e fantasia? Chi se non lui, affascinato fin da piccolo dalle locomotive, bambino che guardava passare i treni, poteva raccogliere oltre 20mila fotografie e documenti dedicati al mondo delle rotaie? E chi se non questo studioso, che ha la voce del grande narratore, poteva offrire a Dante Ferretti, scenografo di Hugo Cabret, una consulenza rigorosissima perché questo film entrasse a pieno titolo nella storia avventurosa dello chemin de fer d'Oltralpe?
Un'avventura, che segue in parallelo quella della fotografia. Quasi identiche le date di nascita: 1837, apertura della prima linea ferroviaria francese, la Paris-Saint Germain, che in solo due anni di servizio trasporterà un milione di passeggeri; 1838, prima veduta della Capitale su boulevard du Temple, firmata da Louis Daguerre.
«Due modi diversi – spiega Lamming – per affrontare il grande tema dell'età moderna: la comunicazione. La rivoluzione industriale ha bisogno di una comunicazione veloce. La ferrovia sposta merci e passeggeri rapidamente, e con la stessa rapidità la fotografa ritrae merci e "passeggeri" nel senso più ampio ed esistenziale del termine». Il viaggio ferroviario e quello fotografico hanno la stessa origine, Parigi. «La caratteristica delle stazioni parigine è quella di essere gares de tête. Tutto parte dal centro, dall'occhio di un immenso obiettivo che dispiega i suoi raggi verso il Paese. In breve le stazioni, "cattedrali della nuova umanità" come le definisce Theophile Gautier, crescono e diventano il luogo nel quale la città si rimodella e si reinventa».
Un caso se la grande verriere, la grande vetrata a triangolo che segna l'ingresso alla stazione sia identica a quella sulla facciata dell'imponente studio di Nadar in boulevard des Capucines? Solo una questione di luce o una coincidenza di destini? Ed è un caso, ancora, se sotto questo modernissimo timpano che segna addii e incontri, e che tra nuvole di vapore e sagome di ferro crea una nuova estetica, abbia trovato rifugio proprio Georges Méliès, il primo regista a portare i sogni sul grande schermo? «È pura cronaca – racconta Lamming – negli anni 20 Méliès, ormai dimenticato dal pubblico, aveva aperto un piccolo negozio di giocattoli alla Gare Montparnasse. Da qui il libro di Brian Selznick, quindi il film. Scorsese avrebbe voluto girare il film negli stessi ambienti, ma appena ha visto com'era stata ridotta la stazione negli anni 70, un aeroporto praticamente, si è diretto alla Gare du Nord, classe 1870, opera monumentale di Jacques Hittorff, architetto anche del Cirque d'Hiver e della sistemazione dell'obelisco di Place de la Concorde. Una gare sontuosa e costosissima, cinquemila euro al giorno per il diritto di ripresa. Quando Scorsese ha spiegato che aveva bisogno di almeno tre mesi di ciak – ovvero la più importante stazione di Parigi chiusa per una stagione – la direzione ha declinato l'offerta e ha fatto il mio nome». Cambio di binari.
«Scorsese ha deciso di ricostruire la sua stazione negli studios Shepperton di Londra, 4mila metri quadri su cinque piani. E a questo punto sono arrivato io e la mia collezione». Nessuna foto d'autore, «per carità, troppo care», quindi niente Henri Cartier Bresson, con la celebre Dietro la Gare Saint Lazare, e niente Willy Ronis, che pure ha scritto tra le pagine più toccanti del romanzo ferroviario francese. «Da quarant'anni raccolgo solo immagini documentarie anonime, le più ricche d'informazioni, e tra queste ho scelto esattamente 737 scatti per creare la fantasia di una stazione che assomigliasse all'80% alla Gare du Nord e per il resto alla Gare Montparnasse. Ho lavorato sei mesi, da aprile a settembre 2010, ho spedito 344 mail e ho dato consigli di ogni tipo, dall'orologio centrale, che ha una parte così importante nel film e che viene dalla Gare d'Orsay, alla facciata della stazione, ed è quella di Montparnasse, dove un tempo partiva il train des cocus, il treno dei cornuti, destinato a riportare a casa la domenica sera i mariti che avevano accompagnato moglie e figli in vacanza. E poi l'interno del set, monumentale, ispirato all'impressionante bellezza della Gare du Nord. Ma ho dato indicazioni anche sulla grafica dei biglietti e delle insegne, sulle divise, sul tipo di bagagli – sempre alla Gare Montparnasse i ladri usavano il trucco di appoggiare una grande valigia con il fondo aperto su una più piccola e quindi sparire con entrambe – e addirittura ho calcolato la percentuale del personale ferroviario in servizio su una stima di cinquecento passeggeri. Risposta? Il 14 per cento. Quindi, e nel film è una scena spettacolare, abbiamo ricostruito il famoso incidente del 22 ottobre 1895 quando un treno, a causa del mancato accoppiamento dei freni, aveva proseguito tranquillamente la sua corsa oltre i binari fino a sfondare la facciata della Gare Montparnasse, precipitando così in strada. Nella foto si vedono già le assi e i cavi che serviranno a costruire l'impalcatura per far risalire la locomotiva e riportarla a marcia indietro all'interno della stazione. Eppure di queste operazioni non esiste traccia fotografica. La Compagnia, infatti, aveva voluto nascondere ogni fase, scomposta, antiestetica del recupero».
Per nascondere gli immensi profitti dell'età dell'oro, dalla fine dell'Ottocento all'inizio del '900, le compagnie ferroviarie avevano studiato un'altra soluzione. «Invece di versare ingenti somme allo Stato, le direzioni preferirono investire nell'abbellimento delle stazioni, da allora di uno sfarzo faraonico». Esiste un modo più spettacolare, viaggio al futuro e ritorno all'infanzia, per evadere il Fisco?
«Eppure per sognare e far sognare bisogna conoscere la realtà in ogni dettaglio – ricorda Clive Lamming in un'intervista al nostro giornale –. Per essere surrealisti, insomma, bisogna essere esatti». E chi meglio di Lamming, madre francese, interprete del generale De Gaulle a Londra durante la Seconda guerra mondiale, e padre inglese, «assolutamente pacifista», poteva riunire precisione e fantasia? Chi se non lui, affascinato fin da piccolo dalle locomotive, bambino che guardava passare i treni, poteva raccogliere oltre 20mila fotografie e documenti dedicati al mondo delle rotaie? E chi se non questo studioso, che ha la voce del grande narratore, poteva offrire a Dante Ferretti, scenografo di Hugo Cabret, una consulenza rigorosissima perché questo film entrasse a pieno titolo nella storia avventurosa dello chemin de fer d'Oltralpe?
Un'avventura, che segue in parallelo quella della fotografia. Quasi identiche le date di nascita: 1837, apertura della prima linea ferroviaria francese, la Paris-Saint Germain, che in solo due anni di servizio trasporterà un milione di passeggeri; 1838, prima veduta della Capitale su boulevard du Temple, firmata da Louis Daguerre.
«Due modi diversi – spiega Lamming – per affrontare il grande tema dell'età moderna: la comunicazione. La rivoluzione industriale ha bisogno di una comunicazione veloce. La ferrovia sposta merci e passeggeri rapidamente, e con la stessa rapidità la fotografa ritrae merci e "passeggeri" nel senso più ampio ed esistenziale del termine». Il viaggio ferroviario e quello fotografico hanno la stessa origine, Parigi. «La caratteristica delle stazioni parigine è quella di essere gares de tête. Tutto parte dal centro, dall'occhio di un immenso obiettivo che dispiega i suoi raggi verso il Paese. In breve le stazioni, "cattedrali della nuova umanità" come le definisce Theophile Gautier, crescono e diventano il luogo nel quale la città si rimodella e si reinventa».
Un caso se la grande verriere, la grande vetrata a triangolo che segna l'ingresso alla stazione sia identica a quella sulla facciata dell'imponente studio di Nadar in boulevard des Capucines? Solo una questione di luce o una coincidenza di destini? Ed è un caso, ancora, se sotto questo modernissimo timpano che segna addii e incontri, e che tra nuvole di vapore e sagome di ferro crea una nuova estetica, abbia trovato rifugio proprio Georges Méliès, il primo regista a portare i sogni sul grande schermo? «È pura cronaca – racconta Lamming – negli anni 20 Méliès, ormai dimenticato dal pubblico, aveva aperto un piccolo negozio di giocattoli alla Gare Montparnasse. Da qui il libro di Brian Selznick, quindi il film. Scorsese avrebbe voluto girare il film negli stessi ambienti, ma appena ha visto com'era stata ridotta la stazione negli anni 70, un aeroporto praticamente, si è diretto alla Gare du Nord, classe 1870, opera monumentale di Jacques Hittorff, architetto anche del Cirque d'Hiver e della sistemazione dell'obelisco di Place de la Concorde. Una gare sontuosa e costosissima, cinquemila euro al giorno per il diritto di ripresa. Quando Scorsese ha spiegato che aveva bisogno di almeno tre mesi di ciak – ovvero la più importante stazione di Parigi chiusa per una stagione – la direzione ha declinato l'offerta e ha fatto il mio nome». Cambio di binari.
«Scorsese ha deciso di ricostruire la sua stazione negli studios Shepperton di Londra, 4mila metri quadri su cinque piani. E a questo punto sono arrivato io e la mia collezione». Nessuna foto d'autore, «per carità, troppo care», quindi niente Henri Cartier Bresson, con la celebre Dietro la Gare Saint Lazare, e niente Willy Ronis, che pure ha scritto tra le pagine più toccanti del romanzo ferroviario francese. «Da quarant'anni raccolgo solo immagini documentarie anonime, le più ricche d'informazioni, e tra queste ho scelto esattamente 737 scatti per creare la fantasia di una stazione che assomigliasse all'80% alla Gare du Nord e per il resto alla Gare Montparnasse. Ho lavorato sei mesi, da aprile a settembre 2010, ho spedito 344 mail e ho dato consigli di ogni tipo, dall'orologio centrale, che ha una parte così importante nel film e che viene dalla Gare d'Orsay, alla facciata della stazione, ed è quella di Montparnasse, dove un tempo partiva il train des cocus, il treno dei cornuti, destinato a riportare a casa la domenica sera i mariti che avevano accompagnato moglie e figli in vacanza. E poi l'interno del set, monumentale, ispirato all'impressionante bellezza della Gare du Nord. Ma ho dato indicazioni anche sulla grafica dei biglietti e delle insegne, sulle divise, sul tipo di bagagli – sempre alla Gare Montparnasse i ladri usavano il trucco di appoggiare una grande valigia con il fondo aperto su una più piccola e quindi sparire con entrambe – e addirittura ho calcolato la percentuale del personale ferroviario in servizio su una stima di cinquecento passeggeri. Risposta? Il 14 per cento. Quindi, e nel film è una scena spettacolare, abbiamo ricostruito il famoso incidente del 22 ottobre 1895 quando un treno, a causa del mancato accoppiamento dei freni, aveva proseguito tranquillamente la sua corsa oltre i binari fino a sfondare la facciata della Gare Montparnasse, precipitando così in strada. Nella foto si vedono già le assi e i cavi che serviranno a costruire l'impalcatura per far risalire la locomotiva e riportarla a marcia indietro all'interno della stazione. Eppure di queste operazioni non esiste traccia fotografica. La Compagnia, infatti, aveva voluto nascondere ogni fase, scomposta, antiestetica del recupero».
Per nascondere gli immensi profitti dell'età dell'oro, dalla fine dell'Ottocento all'inizio del '900, le compagnie ferroviarie avevano studiato un'altra soluzione. «Invece di versare ingenti somme allo Stato, le direzioni preferirono investire nell'abbellimento delle stazioni, da allora di uno sfarzo faraonico». Esiste un modo più spettacolare, viaggio al futuro e ritorno all'infanzia, per evadere il Fisco?
IL PASSAGGIO DELLA LINEA DI PIETRO MARCELLO - 2007
Mi piacerebbe condividere con voi questo film - documentario che non si sa per qualche "strano" motivo non è potuto andare in onda nelle sale italiane. Trattandosi di film-documentario vi consiglio di scaricarlo e poi guardarlo con calma. Magari poi potrebbe nascere qualche bella discussione.
PS. Verso la fine c'è una chicca per noi messinesi
Buona visione:
PS. Verso la fine c'è una chicca per noi messinesi
Buona visione:
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni in pellicola
Vorrei segnalarvi un film dal titolo "Per non dimenticare" dedicato alla strage di Bologna del 1980. Il film, girato molto probabilemente nel 1990, a 10 anni dal famoso attentato della stazione, vuole ripercorrere l'aspetto umano dei suoi protagonisti, i viaggiatori che in quell'infausto giorno erano alla stazione. Ci sono molte scene in cui si vedono carrozze in grigio ardesia, divise anni'80 in azzurro carta da zucchero e con logo a televisore (mitiche), se non ricordo male anche macchine in castano e isabella ecc....lo hanno trasmesso qualche giorno fa in tv! Non ricordo l'emittente
Caimano- Data d'iscrizione : 01.09.11
dpfermodel- Data d'iscrizione : 07.12.10
Re: Treni in pellicola
Maròòòòòòò....SPETTACOLARE!!!!!!
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni in pellicola
Io lo conoscevo già ma è sempre un piacere rivederlo!Ragazzi ma vi rendete conto com'è diventato scadente il servizio oggi rispetto a quei tempi??
Re: Treni in pellicola
Spettacolari questi video....commovente la 880 che va nel binario per essere accantonata, con i ferrovieri che l'accompagnano nei suoi ultimi giri di ruota....che tempi!!! Che filmati! Che ferrovie!
Caimano- Data d'iscrizione : 01.09.11
Re: Treni in pellicola
Spettacolare!!!!!Geniale questo spagnolo....complimentoni
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni in pellicola
mi sa che le immagini sono copiate da The Railways of Italy, una vecchia VHS inglese che abbiamo proiettato qualche annetto fa a Rometta, in occasione di una serata "treni e focaccia" a casa mia e che-ovviamente- ritengo sia il caso di replicare la prox estate.
Re: Treni in pellicola
Spezzone tratto dal film "La mia generazione", presso la stazione di Torre del Greco. Ci sono anche scene bellissime girate su N/T Iginia, con riprese della partenza dall'invasatura di Messina, sul ponte auto della nave, sul ponte passeggiata e nei pressi della plancia di poppa.
Re: Treni in pellicola
Molto bello il video spagnolo!!! Che erano belle le carrozze Medie Distanze....
Caimano- Data d'iscrizione : 01.09.11
Re: Treni in pellicola
quando in Sicilia c'era lo scartamento ridotto....
Caimano- Data d'iscrizione : 01.09.11
Re: Treni in pellicola
Caimano ha scritto:quando in Sicilia c'era lo scartamento ridotto....https://www.youtube.com/watch?v=TyOPvDpRCkM
lo ricordo questo video...mamma mia che tristezza
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni in pellicola
Si fa molta tristezza ma è emblematico.....quando nel nostro paese le ferrovie erano considerate un baluardo di servizio pubblico...da notare lo stato attuale degli impianti che fa piangere!! Cmq già negli ultimi anni di servizio di vedevano le stazioni già ridotte in condizioni pessime....prima della chiusura!! Si vede un immagine di una stazione dove sta entrando una RALn 60 che mi sembra la foresta equatoriale....
Caimano- Data d'iscrizione : 01.09.11
Re: Treni in pellicola
non è proprio il topic pertinente, ma il pezzo di Marco Paolini di qualche giorno fa su la7 merita di essere visto e rivisto.......
Re: Treni in pellicola
Admin ha scritto:oltre che farti sorridere, avrebbe dovuto anche farti riflettere ....
Si Roby...questo lo so...ma non si vive di sola nostalgia..la realtà oggi è ben diversa, schifosa...ma...che ci possiamo fare.
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Pagina 3 di 5 • 1, 2, 3, 4, 5
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