Treni oltre lo Stretto
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Re: Treni oltre lo Stretto
Grazie. Senza troppa presunzione credo di aver raggiunto la maturità nello scattare le foto e comporle. Grazie ancora!
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni oltre lo Stretto
Un bel fine settimana trascorso a Milano è stato l'occasione per regalarmi il primo viaggio sull'ETR 1000
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Re: Treni oltre lo Stretto
Qualche scatto dal mio tour europeo.... L'Austria ferroviaria è piena di raccordi attivi e ha un parco mezzi diesel da treno di ultima generazione! La Repubblica Ceca e la Slovacchia un po indietro ma che varietà di livree e di rotabili! Altro che XMPR....
Slovacchia: Bratislava
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Slovacchia: Bratislava
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Re: Treni oltre lo Stretto
Qualche settimana fa, tra la fine di settembre ed i primi di ottobre, dal balcone di casa mia ho visto sfrecciare una vaporiera, seguita da una diesel (presumo una D 343) e da un caimano. Purtroppo tra la scuola ed i lavori in casa non ho avuto tempo per chiedere ulteriori info...
Ho viaggiato sull'ETR 1000
Buon pomeriggio a tutti i membri del forum, sono tornato l'altro ieri da Milano, dove sono andato all'Esposizione Universale, sia la mattina che la sera; lasciando perdere questo discorso, per l'andata, da Napoli Centrale fino a Milano Centrale, ho viaggiato sul nuovo ETR 1000, che è costruito dalla ANSALDOBREDA, abbiamo viaggiato a 300 Km/h tra Napoli e Roma Termini e da Firenze fino a Milano Centrale, invece tra Roma Termini e Firenze abbiamo viaggiato a 250 Km/h, percorrendo oltre 1.000 Km di ferrovia in 4 ore e 15 minuti.
Ho viaggiato esattamente sulla Classe Standard, nonostante fosse minimalista è essenziale.
Qua in Sicilia c'è li sogniamo, forse
Ho viaggiato esattamente sulla Classe Standard, nonostante fosse minimalista è essenziale.
Qua in Sicilia c'è li sogniamo, forse
Vito.Antonio- Data d'iscrizione : 08.08.14
Re: Treni oltre lo Stretto
Ferryboat ha scritto:Vuoi diventare famoso con queste foto vero??
Troppo buono. Adesso sono un po' fermo. C'è poco da fotografare e sono finiti i tempi dei cazzeggi durante la settimana
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni oltre lo Stretto
Ieri il viaggio inaugurale degli ATR 365, i Pendolini sardi.
ecco la cronaca e qualche link video
Fonte: La Nuova Sardegna. SASSARI.
ecco la cronaca e qualche link video
Fonte: La Nuova Sardegna. SASSARI.
Chi possa essere il santo protettore degli otto “Pendolini di Sardegna” non si sa ancora. Da domani in poi, quando i primi tre entreranno in servizio, sarà certo un devoto e puntuale capostazione a scegliere quello più appropriato. Ma con una certezza: fra i papabili mai potrà esserci Sant’Anna. Non tanto per un possibile disinteresse celeste della Madre di Maria verso le strade ferrate, quanto perché è proprio nell’anonimo snodo di Sant’Anna, appena fuori Oristano, che l’Atr 365 s’è dovuto inchinare, fermare, nel suo celebrato viaggio inaugurale sulla Cagliari-Sassari, atteso fra ventiquattr’ore anche sulla Cagliari Olbia. Se non fosse stato per quel semaforo rosso, inaspettato e inopportuno, il treno super veloce (per ora singhiozzo nelle accelerate) sarebbe riuscito a chiudere il suo primo cost to cost nelle annunciate 2 ore e 25 minuti. Invece taglierà il traguardo, a Sassari, con 180 secondi di ritardo su una marcia che tutti avrebbero voluto perfetta sin dall’inizio.
Record mancato, Il «Pendolino» bianco-rosso ci proverà fra qualche ora a essere quella «bomba» promessa. Anche se fino a quando ci saranno ben cinque fermate intermedie, Elmas-Aeroporto, San Gavino, Oristano, Abbasanta e Macomer, e in più l’immancabile Chilivani per chi va o viene da Olbia, sarà difficile che riesca a recuperare più di sette massimo dieci minuti sull’ormai vecchio «Minuetto». Finora era quel falso siluro il detentore di un impresentabile «quasi tre ore» per 251 chilometri, la distanza ferroviaria fra Cagliari e Sassari.
L’handicap. Per i prossimi mesi, bisognerà accontentarsi di quei sette minuti risparmiati, senza pretendere la mezz’ora o addirittura quel qualcosa in più che vorrebbe la Regione. Perché? Qui non c’entra una dispettosa Sant’Anna, è colpa di binari che non sono doppi, diciamo così a due corsie se non fino a San Gavino, oppure con troppe curve e saliscendi da Oristano in su, ed è ancora peggio da Macomer a Sassari fra curve strette e altre troppo larghe. È questo camel trophy ricevuto in eredità dal Novecento, prima o poi bisognerà metterci mano ma ci vorrebbero oltre 700 milioni, a impedire al «Pendolino» di superare i 150 chilometri all’ora - il limite è stato imposto dall’Agenzia per la sicurezza – e neanche sprigionare tutti i cavalli del motore diesel costruito dalla spagnola Caf, che dichiara ben 180 come velocità di crociera.
Il futuro. Qualcosa potrebbe cambiare in meglio a metà dell’anno prossimo quando treno e binari cominceranno a dialogare fra loro grazie a un software (per gli appassionati, è l’Scmt, sistema di controllo marcia), che il gestore della rete, Rfi, comincerà a installare da Oristano a Chilivani. Sarà quell’attrezzaggio (altra definizione tecnica) a permettere finalmente al «Pendolino» di pendolare, ora non lo può fare, in quasi tutto il tragitto, e non è un gioco di parole. Vuol dire che allora il convoglio – composto da tre o quattro carrozze – memorizzerà il percorso e darà in automatico il segnale al macchinista quando potrà spingere con più decisione l’unico joystick che comanda la velocità. Quella media del debutto non ha superato invece i 102 chilometri.
Il presente. Detto delle speranze, il primo viaggio del quasi superveloce – gli otto comprati dalla Regione sono costati 80 milioni e per molti anni sono sembrati soldi gettai via – è stato buono, bello e dai gusti forti grazie al buffet a basi di prosciutto, salsiccia, carasau, bibite e succhi di frutta, organizzato da Trenitalia, gestore in esclusiva del servizio per conto della Regione. Purtroppo non sarà sempre così: a bordo per i passeggeri non è previsto nel costo del biglietto (15,75 euro, il prezzo è rimasto invariato) un punto di ristoro e questo è sbagliato. Comunque sono comode le poltrone rosse, tecnologiche una o due prese elettriche fra i braccioli e abbastanza anche il wi-fi gratis per i 200 passeggeri. È tutt’alttra cosa, l’insieme, rispetto al post-bellico «cento porte», treno-tradotta da museo, che al binario 3 della stazione di Cagliari ha fatto da testimone al taglio del nastro e al battesimo con lo spumante. Cerimonia voluta dai due ultimi padrini del «Pendolino», il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore ai Trasporti Massimo Deiana. Una curiosità: prima di partire, i due si sono messi in tasca – chissà solo se per scaramanzia – un fiocco tricolore. «È un reperto – ha detto qualcuno – e fra qualche anno varrà qualche euro su e-bay».
Buon viaggio. Sono stati Pigliaru e Deiana i primi a salire in carrozza, a far da guida a sindaci , parlamentari e dirigenti delle ferrovie invitati per l’occasione. Nelle abbondanti due ore, c’è stato il tempo per ascoltare i ricordi di uno storico funzionario della Regione, Giuseppe Concu, «quant’erano affascinati ma scomode le littorine». A seguire i progetti di Orazio Iacono (Trenitalia) su come «faremo crescere con
la qualità» (finalmente) la clientela, oggi sfiora i 14mila passeggeri al mese, e di Daniele Seglias (Rfi) sicuro nel dire: «Arriveranno 100 milioni per le ferrovie isolane». Che sia la volta buona? Chissà e forse molto dipenderà anche dal nome del futuro patrono del «Pendolino di Sardegna».
Record mancato, Il «Pendolino» bianco-rosso ci proverà fra qualche ora a essere quella «bomba» promessa. Anche se fino a quando ci saranno ben cinque fermate intermedie, Elmas-Aeroporto, San Gavino, Oristano, Abbasanta e Macomer, e in più l’immancabile Chilivani per chi va o viene da Olbia, sarà difficile che riesca a recuperare più di sette massimo dieci minuti sull’ormai vecchio «Minuetto». Finora era quel falso siluro il detentore di un impresentabile «quasi tre ore» per 251 chilometri, la distanza ferroviaria fra Cagliari e Sassari.
L’handicap. Per i prossimi mesi, bisognerà accontentarsi di quei sette minuti risparmiati, senza pretendere la mezz’ora o addirittura quel qualcosa in più che vorrebbe la Regione. Perché? Qui non c’entra una dispettosa Sant’Anna, è colpa di binari che non sono doppi, diciamo così a due corsie se non fino a San Gavino, oppure con troppe curve e saliscendi da Oristano in su, ed è ancora peggio da Macomer a Sassari fra curve strette e altre troppo larghe. È questo camel trophy ricevuto in eredità dal Novecento, prima o poi bisognerà metterci mano ma ci vorrebbero oltre 700 milioni, a impedire al «Pendolino» di superare i 150 chilometri all’ora - il limite è stato imposto dall’Agenzia per la sicurezza – e neanche sprigionare tutti i cavalli del motore diesel costruito dalla spagnola Caf, che dichiara ben 180 come velocità di crociera.
Il futuro. Qualcosa potrebbe cambiare in meglio a metà dell’anno prossimo quando treno e binari cominceranno a dialogare fra loro grazie a un software (per gli appassionati, è l’Scmt, sistema di controllo marcia), che il gestore della rete, Rfi, comincerà a installare da Oristano a Chilivani. Sarà quell’attrezzaggio (altra definizione tecnica) a permettere finalmente al «Pendolino» di pendolare, ora non lo può fare, in quasi tutto il tragitto, e non è un gioco di parole. Vuol dire che allora il convoglio – composto da tre o quattro carrozze – memorizzerà il percorso e darà in automatico il segnale al macchinista quando potrà spingere con più decisione l’unico joystick che comanda la velocità. Quella media del debutto non ha superato invece i 102 chilometri.
Il presente. Detto delle speranze, il primo viaggio del quasi superveloce – gli otto comprati dalla Regione sono costati 80 milioni e per molti anni sono sembrati soldi gettai via – è stato buono, bello e dai gusti forti grazie al buffet a basi di prosciutto, salsiccia, carasau, bibite e succhi di frutta, organizzato da Trenitalia, gestore in esclusiva del servizio per conto della Regione. Purtroppo non sarà sempre così: a bordo per i passeggeri non è previsto nel costo del biglietto (15,75 euro, il prezzo è rimasto invariato) un punto di ristoro e questo è sbagliato. Comunque sono comode le poltrone rosse, tecnologiche una o due prese elettriche fra i braccioli e abbastanza anche il wi-fi gratis per i 200 passeggeri. È tutt’alttra cosa, l’insieme, rispetto al post-bellico «cento porte», treno-tradotta da museo, che al binario 3 della stazione di Cagliari ha fatto da testimone al taglio del nastro e al battesimo con lo spumante. Cerimonia voluta dai due ultimi padrini del «Pendolino», il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore ai Trasporti Massimo Deiana. Una curiosità: prima di partire, i due si sono messi in tasca – chissà solo se per scaramanzia – un fiocco tricolore. «È un reperto – ha detto qualcuno – e fra qualche anno varrà qualche euro su e-bay».
Buon viaggio. Sono stati Pigliaru e Deiana i primi a salire in carrozza, a far da guida a sindaci , parlamentari e dirigenti delle ferrovie invitati per l’occasione. Nelle abbondanti due ore, c’è stato il tempo per ascoltare i ricordi di uno storico funzionario della Regione, Giuseppe Concu, «quant’erano affascinati ma scomode le littorine». A seguire i progetti di Orazio Iacono (Trenitalia) su come «faremo crescere con
la qualità» (finalmente) la clientela, oggi sfiora i 14mila passeggeri al mese, e di Daniele Seglias (Rfi) sicuro nel dire: «Arriveranno 100 milioni per le ferrovie isolane». Che sia la volta buona? Chissà e forse molto dipenderà anche dal nome del futuro patrono del «Pendolino di Sardegna».
Re: Treni oltre lo Stretto
Come avrete avuto modo di capire, questo Natale per me è stato abbastanza alternativo. Non potendo tornare a casa ne ho approfittato del lungo week-end per dedicarmi ad esplorare nuovi posti. Il 25 e il 26 dicembre ho passato due piacevolissime giornate (tanto sole e tanto freddo) a scorazzare su e giù per la caratteristica tranvia del Renon. Ecco una foto con la storica elettromotrice.
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Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Re: Treni oltre lo Stretto
Admin ha scritto:puoi benissimo farne una cartolina
Sempre troppo gentile
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
Riapre la linea ferroviaria Potenza Santa Maria - Potenza Inferiore
Dal 30 Dicembre del 2015 riaprirà la linea ferroviaria Potenza Santa Maria - Potenza Inferiore, della linea ferroviaria Potenza - Avigliano - Altamura, sarà riaperta, dopo che è stata chiusa il 1 Ottobre del 2015 per lavori di potenziamento, che rientrano nei progetti di potenziamento della Nuova Metropolitana di Potenza, che assieme al raddoppio tra Bari e Matera la FAL (FERROVIA APPULO LUCANE) sta investendo sul potenziamento della sua rete ferroviaria, ex FERROVIE CALABRO LUCANE.
Vito.Antonio- Data d'iscrizione : 08.08.14
Giappone, il treno che ferma per una passeggera
C’è una piccola stazione dei treni abbandonata tra le nevi dell’isola di Hokkaido in Giappone, all’ombra del monte Takayama. Nella sala d’attesa, qualche manga rabberciato, un post-it con un telefono per le emergenze e un vento gelido. Sembra più che altro una vecchia baracchetta di legno, dalle foto che ha pubblicato l’Asahi Shimbun. In una di esse, si scorge una ragazza che aspetta tutta sola l’arrivo del treno tra i fiocchi di neve sull’unico, esile binario. Ha una sciarpa rossa, un grosso zaino, un cappotto scuro e una lunga frangia che le nasconde il viso.
Il treno che sta per arrivare si ferma in questa piccola stazione per appena 20 secondi ogni mattina alle 7:15, per portare la studentessa diciassettenne Kana Harada al Liceo Enguru. E nel pomeriggio, per riportarla a casa.
La società dei treni dell’isola avrebbe dovuto abolire da tempo questa stazione con le finestre di linoleum slabbrate e quell’antica lavagnetta incrostata che indica gli orari, dove ormai non sale più nessuno tranne Kana Harada. Infatti la Japan Railways Hokkaido ha deciso l’estate scorsa di chiudere tre stazioni di quella linea, ma non prima del 26 marzo di quest’anno, proprio quando la liceale, l’unica passeggera regolare della stazione Kyu-shirataki, si sarà diplomata, assieme ai suoi compagni di scuola e di viaggio, che salgono alle altre fermate di questo trenino divenuto quasi uno scuola-bus sui binari.
Il romanticismo nipponico, di fronte alla notizia che la JR Hokkaido tiene aperta la piccola stazione di Kyu-Shirataki per consentire a un’unica studentessa di andare a scuola, è esploso d’entusiasmo. “Come si fa a non esser pronti a morire per un Paese che fa questo per i suoi cittadini?” ha sbottato un patriota con un trasporto sentimentale per noi difficile da comprendere, ma che in un certo contesto giapponese, di chi crede nel sacrificio estremo per la comunità e per la patria, è molto chiaro.
C’è poi chi si è immaginato un racconto alla Banana Yoshimoto o alla Haruki Murakami, con un ragazzo che s’innamora della liceale sul treno, non le parla, la guarda di lontano, sogna di riuscire ad avvicinarla prima o poi. Ma un giorno lei non salirà più. Scomparsa la ragazza dalla sciarpa rossa e anche la sua fermata. Volano paragoni con un’atmosfera da cartone animato di Miyazaki, con castelli erranti, fantasmi eterei, grandi treni misteriosi nella neve che scende solitaria e malinconica su un cigolio lento per una fermata speciale.
Le chiusure di queste stazioni nelle zone più rurali raccontano una trasformazione che è anche il risultato di una crisi e del calo demografico di una nazione che sta toccando il record della decrescita, assieme al record nel numero di anziani.
E c’è chi si scatena, più prosaicamente, in complesse analisi sui costi economici di una fermata di un treno per un’unica passeggera. “Perché non affittarle un’auto, invece di spendere tutto quel denaro!” grida uno dei tanti lapidatori telematici nei thread, sgolandosi in stile “con i nostri soldi!”
Ma non si tratta di un treno che fa un intero viaggio tutto per lei. Effettua solo, e ancora per poco, quello stop in più, dove ormai c’è solo quell’unica passeggera ad aspettare. Frenata, 20 secondi, accelerata. Che vuoi che sia? Lasciateci credere in questa fiaba.
La notizia rimbalza dalla Polonia all’Australia, dal Vietnam alla Francia, con i soliti plausi, commozioni e battibecchi. Perché tanti si commuovono nel vedere un Giappone, dove fino a 10 anni fa un capostazione era capace di suicidarsi solo perché i suoi treni arrivavano in ritardo, in cui una fiaba come questa è possibile. Dove lo Stato, perché quella linea dei treni è ancora statale, è così attento ai suoi singoli cittadini da poter fare un piccolo sforzo in più, pure quando è economicamente poco conveniente. Treni che si fermano nel Galles o in Ucraina solo se agiti in aria il braccio ce ne sono, ma questa storia, nel contesto della precisione e del senso di comunità giapponesi, ha risvegliato sentimenti diversi. Qui si tratta della documentazione di un mondo che scompare, intriso, prima ancora che finisca, di una certa nostalgia.
C’è poco da fare, il desiderio e il bisogno di una fiaba che regali un po’ di ottimismo è troppo forte. Lasciateci sognare che sia così, ancora per poco. Che valga davvero la pena che quella locomotiva fumante, nel freddo delle nevi di Hokkaido, si fermi la mattina presto e al pomeriggio, per far salire o scendere quella ragazza che aspetta sul binario vicino a casa sua. Come in un film animato di Miyazaki o in un racconto di Murakami o in una favola di Banana Yoshimoto.
Fonte: [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]
Il treno che sta per arrivare si ferma in questa piccola stazione per appena 20 secondi ogni mattina alle 7:15, per portare la studentessa diciassettenne Kana Harada al Liceo Enguru. E nel pomeriggio, per riportarla a casa.
La società dei treni dell’isola avrebbe dovuto abolire da tempo questa stazione con le finestre di linoleum slabbrate e quell’antica lavagnetta incrostata che indica gli orari, dove ormai non sale più nessuno tranne Kana Harada. Infatti la Japan Railways Hokkaido ha deciso l’estate scorsa di chiudere tre stazioni di quella linea, ma non prima del 26 marzo di quest’anno, proprio quando la liceale, l’unica passeggera regolare della stazione Kyu-shirataki, si sarà diplomata, assieme ai suoi compagni di scuola e di viaggio, che salgono alle altre fermate di questo trenino divenuto quasi uno scuola-bus sui binari.
Il romanticismo nipponico, di fronte alla notizia che la JR Hokkaido tiene aperta la piccola stazione di Kyu-Shirataki per consentire a un’unica studentessa di andare a scuola, è esploso d’entusiasmo. “Come si fa a non esser pronti a morire per un Paese che fa questo per i suoi cittadini?” ha sbottato un patriota con un trasporto sentimentale per noi difficile da comprendere, ma che in un certo contesto giapponese, di chi crede nel sacrificio estremo per la comunità e per la patria, è molto chiaro.
C’è poi chi si è immaginato un racconto alla Banana Yoshimoto o alla Haruki Murakami, con un ragazzo che s’innamora della liceale sul treno, non le parla, la guarda di lontano, sogna di riuscire ad avvicinarla prima o poi. Ma un giorno lei non salirà più. Scomparsa la ragazza dalla sciarpa rossa e anche la sua fermata. Volano paragoni con un’atmosfera da cartone animato di Miyazaki, con castelli erranti, fantasmi eterei, grandi treni misteriosi nella neve che scende solitaria e malinconica su un cigolio lento per una fermata speciale.
Le chiusure di queste stazioni nelle zone più rurali raccontano una trasformazione che è anche il risultato di una crisi e del calo demografico di una nazione che sta toccando il record della decrescita, assieme al record nel numero di anziani.
E c’è chi si scatena, più prosaicamente, in complesse analisi sui costi economici di una fermata di un treno per un’unica passeggera. “Perché non affittarle un’auto, invece di spendere tutto quel denaro!” grida uno dei tanti lapidatori telematici nei thread, sgolandosi in stile “con i nostri soldi!”
Ma non si tratta di un treno che fa un intero viaggio tutto per lei. Effettua solo, e ancora per poco, quello stop in più, dove ormai c’è solo quell’unica passeggera ad aspettare. Frenata, 20 secondi, accelerata. Che vuoi che sia? Lasciateci credere in questa fiaba.
La notizia rimbalza dalla Polonia all’Australia, dal Vietnam alla Francia, con i soliti plausi, commozioni e battibecchi. Perché tanti si commuovono nel vedere un Giappone, dove fino a 10 anni fa un capostazione era capace di suicidarsi solo perché i suoi treni arrivavano in ritardo, in cui una fiaba come questa è possibile. Dove lo Stato, perché quella linea dei treni è ancora statale, è così attento ai suoi singoli cittadini da poter fare un piccolo sforzo in più, pure quando è economicamente poco conveniente. Treni che si fermano nel Galles o in Ucraina solo se agiti in aria il braccio ce ne sono, ma questa storia, nel contesto della precisione e del senso di comunità giapponesi, ha risvegliato sentimenti diversi. Qui si tratta della documentazione di un mondo che scompare, intriso, prima ancora che finisca, di una certa nostalgia.
C’è poco da fare, il desiderio e il bisogno di una fiaba che regali un po’ di ottimismo è troppo forte. Lasciateci sognare che sia così, ancora per poco. Che valga davvero la pena che quella locomotiva fumante, nel freddo delle nevi di Hokkaido, si fermi la mattina presto e al pomeriggio, per far salire o scendere quella ragazza che aspetta sul binario vicino a casa sua. Come in un film animato di Miyazaki o in un racconto di Murakami o in una favola di Banana Yoshimoto.
Fonte: [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]
Re: Treni oltre lo Stretto
Quando ho iniziato a leggere il post, pensavo che fosse tratto da qualche libro...
Figuriamoci se succede un evento del genere in Italia...
Figuriamoci se succede un evento del genere in Italia...
Re: Treni oltre lo Stretto
Le foto scattate risalgono al 2013. Non penso sia ancora in turno.
Gualtiero- SOCIO AFS
- Data d'iscrizione : 09.08.10
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